Generazioni di scienziati si alterneranno per portare avanti l’esperimento più lungo della storia: ecco come verrà realizzato, dove ma soprattutto perché.
Già molti anni fa, alla fine degli anni Ottanta, uno scienziato diede inizio a un esperimento che avrebbe dovuto durare alcuni anni ma che poi il suo stesso creatore decise di portare avanti fino a che ne avrebbe avuto la possibilità. Lo scienziato si chiama Richard Lenski e lavora nell’Università del Michigan.
Dal 1988 Lenski studia la vita e l’evoluzione di una popolazione di microbi: prende nota regolarmente del suo sviluppo e dei cambiamenti degli individui che vengono prodotti a ogni singola generazione. Al momento lo scienziato ha osservato ben 70.500 generazioni e ha potuto constatare che, rispetto alle prime, le generazioni più recenti hanno individuato una nuova fonte di nutrimento: il citrato.
Lenski ha intenzione di continuare i suoi studi fino alla fine della sua carriera e di passare il testimone alla successiva generazione di scienziati allo scopo di non interrompere l’esperimento e scoprire come si evolvono e quanto sopravvivono i microorganismi. Sulla scia di questo esperimento, ma con un orizzonte temporale molto ambizioso fin dal principio, è nato l’esperimento più lungo del mondo.
In Scozia è partito un esperimento lungo 500 anni
Se Lenski ha sempre lavorato su microbi vivi e perfettamente in salute, l’esperimento immaginato e avviato dall’Università di Edimburgo, in Scozia, lavorerà su spore batteriche, cioè su forme cellulari “dormienti” che possono rimanere in uno stato di quiescenza per tempi lunghissimi, attendendo le condizioni più favorevoli per svilupparsi in una forma di vita vera e propria.
Lo studio è stato avviato ufficialmente nel 2014, quando vennero sigillate ben 800 fialette di vetro contenenti spore di Chroococcidiopsis o di Bacillus subtilis.
L’obiettivo non è solo capire per quanto tempo le spore batteriche possono sopravvivere in condizioni ambientali normali, ma anche come reagiscono le spore batteriche ad altissime e diverse condizioni di stress ambientale.
L’esperimento prevede infatti che le fiale siano divise in gruppi e che ogni gruppo sia sottoposto allo stress proveniente da una fonte diversa. Alcune fiale saranno esposte e condizioni di calore e di umidità estremi, altre saranno sottoposte a grandi quantità di raggi X e raggi UV mentre altre fiale sono state protette da qualsiasi condizione di stress ambientale grazie a un rivestimento di piombo che dovrebbe essere in grado di schermare anche i raggi cosmici.
Per i primi 24 anni (e dato che l’esperimento è cominciato meno di 10 anni fa siamo ancora in questa fase) tutte le capsule verranno aperte ogni due anni allo scopo di studiare in che modo i batteri abbiano reagito ai vari tipi di stress a cui sono stati sottoposti nel corso degli anni. In particolare gli scienziati avranno il compito di accertarsi che le spore siano ancora vive e se abbiano subito dei danni al DNA. Passato il primo periodo, l’esame autoptico verrà ripetuto ogni 25 anni e andrà avanti fino al 2524.
Ovviamente gli scienziati che si alternano per seguire il progetto hanno ricevuto una precisa lista di istruzioni scritta in inglese su carta e salvata in una chiavetta USB ma, allo scopo di far sopravvivere tali istruzioni allo scorrere del tempo e alle evoluzioni tecnologiche, ogni generazione di scienziati dovrà ricopiare tali istruzioni sul supporto più in uso nel suo periodo storico. Che fatica!