Ogni anno, i ricercatori di tutto il mondo contribuiscono all’arricchimento di conoscenza dell’umanità ed il 2022 sembra essere proprio l’anno giusto.
Nell’anno corrente, infatti, sono stati scoperti tantissimi nuovi reperti, alcuni veramente improbabili. Oggi andremo ad elencarvi quelli più sorprendenti e che, molto probabilmente, rimarranno nella storia degli esseri umani.
I paleontologi e gli archeologi scoprono tracce del passato che ci rivelano ecosistemi e civiltà perduti nel tempo; gli astronomi cercano di spiegare i misteri di altri mondi, mentre i biologi e gli scienziati svelano il funzionamento del nostro pianeta e della vita che ospita.
Ecco alcune delle scoperte più significative del 2022
A gennaio 2022, i ricercatori hanno scoperto un sito in Australia sud-orientale nelle cui rocce è presente un’incredibile testimonianza della vita in una preistorica foresta pluviale. I fossili di McGraths Flat risalgono a un periodo compreso tra gli 11 e i 16 milioni di anni fa, e rappresentano alcuni dei pochi ecosistemi di foresta pluviale conosciuti risalenti all’epoca del Miocene.
I dettagli di conservazione di queste piccole creature invertebrate sono straordinari: ragni fossilizzati di cui è visibile la peluria delle zampe e pesci nei cui stomaci sono ancora presenti moscerini. I ricercatori sono riusciti persino a vedere i pori delle foglie fossilizzate che un tempo assorbivano anidride carbonica.
Quest’anno, il più recente rover della NASA inviato su Marte ha continuato la sua ricerca di indizi di vita passata nel cratere Jezero, un cratere da impatto di 45 chilometri di larghezza in cui una volta probabilmente era presente dell’acqua. Attraversando il fondo del cratere il rover ha individuato alcuni aspetti sorprendenti, come una sottile patina violacea su alcune rocce, che ricorda una sorta di strato roccioso che sulla Terra è generato da microrganismi.
Il rover ha anche fatto progressi nella sua attività di raccolta di campioni di roccia, individuando e sigillando 14 campioni la cui posizione sulla superficie di Marte sarà memorizzata per permetterne il recupero con una futura missione. A settembre, il rover ha intrapreso la tanto attesa esplorazione del delta di un antico flusso d’acqua ai margini del cratere.
Le scoperte non finiscono qui
I resti di un galeone spagnolo del XVII secolo sono stati identificati sulla costa settentrionale dell’Oregon. Appartengono probabilmente al Santo Cristo de Burgos, un galeone che stava navigando dalle Filippine verso il Messico nel 1693, quando cambiò rotta e scomparve.
Conosciuto come il “relitto della cera d’api”, per via dei blocchi di cera d’api trasportati dalla nave che occasionalmente affiorano e raggiungono la riva, il galeone perduto fa parte delle leggende locali da secoli. Alcuni resti dello scafo della nave, tuttavia, sono rimasti non identificati fino a quando i ricercatori hanno analizzato le assi trovate in una grotta marina vicino ad Astoria e hanno scoperto che erano state realizzate con un tipo di legno duro utilizzato per costruire navi in Asia durante il XVII secolo: un indizio che punta proprio al disperso Santo Cristo de Burgos.
A gennaio, il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai nel Regno di Tonga è esploso nella più potente eruzione degli ultimi decenni. L’esplosione ha generato un’onda d’urto che si è propagata su tutto il globo e imponenti tsunami che si sono abbattuti sulle coste vicine e lontane. Prima ancora che la polvere vulcanica si fosse depositata, gli scienziati si sono affrettati a raccogliere i dati sull’intensa eruzione, nella speranza di comprendere meglio il meccanismo alla base di questo straordinario scoppio e della cascata di effetti conseguenti. L’eruzione ha scavato quasi 10 km cubi di roccia sul fondo marino, diventando così la più potente esplosione vulcanica del secolo.