Un litigio tra parenti è finito in tragedia e la notizia ha sconvolto gli abitanti di questo comune nel nostro Paese. Ecco cosa è realmente accaduto.
La vicenda è avvenuta nel comune di Perugia ed ora la maggior parte delle persone sono terrorizzate, dopo aver appreso la notizia della tragica fine di un litigio fra parenti.
Perugia è una città d’arte ricca di storia e monumenti ed è polo culturale, produttivo e direzionale della regione e meta turistica internazionale. L’Università degli Studi di Perugia è una delle più antiche d’Italia e del Mondo. Inoltre, è anche sede della seconda accademia più antica d’Italia, l’Accademia di belle arti Pietro Vannucci (1570), nonché sede di una delle primissime biblioteche pubbliche, la Biblioteca Augusta.
La verità sul litigio tra parenti culminato in tragedia
La vicenda è avvenuta nella Città di Castello nel marzo del 2020, ma oggi i contendenti sono finiti a processo. Sul banco degli imputati, ma contestualmente anche degli accusatori, ci sono un tifernate di 54 anni e un albanese di 32 anni.
Il 54enne, difeso dall’avvocato Eugenio Zaganelli, è finito sotto processo con l’accusa di lesioni personali aggravate, “perché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso“, avrebbe colpito il fidanzato della figlia, un albanese di 32 anni, “con calci e pugni e infilzandogli la mano con un forcone, oltre che colpendolo con lo stesso” e procurandogli, così, lesioni giudicate guaribili in 40 giorni.
Secondo il referto medico la vittima avrebbe riportato un “trauma contusivo al dorso con frattura scapola sinistra, ferita avambraccio sinistro e ferita penetrante palmo sinistro“. Durante la lite, secondo la Procura di Perugia, l’uomo avrebbe anche minacciato il 32enne dicendogli: “Vieni, vieni che oggi ti ammazzo, oggi ammazzo anche te, vieni davanti alla mia porta che ti ammazzo … io ti sbudello“.
Il giudice, nel corso dell’udienza di oggi, ha riunificato due procedimenti, con gli stessi protagonisti, ma a parti invertite. Anche il 32enne, infatti, è finito sotto processo, difeso dall’avvocato Gianni Zurino, con l’accusa di minacce e lesioni perché in un’occasione, “giunto davanti all’abitazione familiare” dei genitori della fidanzata, avrebbe gridato: “Vi uccido tutti e due… vi ammazzo come cani… per voi finisce male… in questa casa il sangue lo vedrete presto“.
Tutto questo perché i genitori della ragazza avversavano la relazione tra i due, con frequenti liti e dissidi. Proprio dopo uno di questi litigi, inoltre, il 32enne avrebbe minacciato l’uomo dicendo: “Ora te la faccio pagare … prima o poi ti uccido, con me finisce male… vedrai ora cosa ti succede, oggi ci scappa il morto, sarà un giorno di sangue“. Durante la lite, infine, avrebbe aggredito l’uomo “con calci e pugni” e poi con una “pala di ferro” lo avrebbe colpito “alla testa e alla spalla” procurandogli lesioni e una “minima emorragia subaracnoidea in regione frontale alta parasagittale a sinistra post-traumatica“, ovvero un colpo alla testa giudicate guaribili in 14 giorni.