Divertimento finisce in tragedia, famiglie sotto schock

Due giorni fa è avvenuta una tragedia sulla montagna del Gran Sasso.

Due alpinisti avevano raggiunto l’Abruzzo per un’arrampicata sul Gran Sasso, attraverso la Via Ferrata Intermesoli.

Due uomini sono deceduti in montagna
Fonte Canva

La vicenda, però, è finita in tragedia e le persone sono rimaste sconvolte dalla notizia del Soccorso Alpino.

Ecco cosa è successo sul Gran Sasso

Luca Iani e Marco Paccosi sono due alpinisti e sono deceduti precipitando sul Corno Grande, sul Gran Sasso. I due uomini avevano, rispettivamente, 55 e 42 anni. Il primo viveva a Roma, mentre il secondo risiedeva a Sansepolcro, in provincia di Arezzo.

Due alpinisti morti sul Gran Sasso
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Verso le 23 dell’altro ieri sera, il Soccorso Alpino e Speleologico d’Abruzzo è stato attivato dal numero unico del Lazio per i dispersi, contattato dalla moglie di uno dei due ed allarmata dal fatto che il marito non fosse tornato a casa e non rispondesse al cellulare.

La Prefettura di Teramo ha immediatamente attivato il protocollo dei soccorsi in montagna ed ha allertato il Soccorso Alpino e Speleologico. Infatti, sono partite delle squadre di terra dalla stazione di Teramo, che hanno ritrovato le macchine di Luca Iani e Marco Paccosi in prossimità della base per Intermesoli e, malgrado le forti raffiche di vento e la pioggia, il team è riuscito a raggiungere la base della parete, senza però riuscire ad individuare i due escursionisti.

Ieri mattina, l’elisoccorso con a bordo i tecnici del Soccorso Alpino, è decollato dall’aeroporto di Preturo (L’Aquila), ha sorvolato la zona ed, in prossimità di Pizzo Intermesoli, in fondo ad un canale, ha notato i corpi dei due uomini. I tecnici hanno allertato la Prefettura ed hanno ottenuto dal magistrato il nulla osta per il recupero delle salme. Tra le ipotesi al vaglio, ci sono le mutate condizioni climatiche che potrebbero aver fatto precipitare Luca Iani e Marco Paccosi. Le salme sono state trasportate presso l’obitorio dell’ospedale civile di Teramo.

Secondo recenti studi, le persone soccorse sono state 9.824 di cui 3.635 illesi (37 %), 4.093 feriti leggeri (41,7%), 1.313 feriti gravi (13,4%), 228 feriti in imminente pericolo di vita (2,3%), 465 deceduti (4,7%) e 90 dispersi (0,9%).

Nell’analisi delle attività che hanno generato le chiamate di soccorso alpino durante il 2020, il primo posto è saldamente occupato dall’escursionismo, con 4.579 casi (46,6%), e distanzia di parecchio lo sci alpino, la mountain bike (7,0%), l’alpinismo, che registra 494 infortunati (5%), seguito da altre voci numericamente meno importanti.

Secondo il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, in totale sono state compiute 10.279 missioni, di cui 7.658 in terreno impervio, con l’impiego di 43.247 soccorritori, pari a 29.459 giornate, sfiorando le 200.000 ore totali di impiego.

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