Gli hamburger sono tra gli alimenti più utilizzati, un’inchiesta ha svelato cosa si nasconde dietro alcune marche, e la notizia spiazza.
Sappiamo cosa c’è negli hamburger surgelati? uno studio de Il Salvagente ha svelato elementi preoccupanti in alcune marche, stilando una classifica. Ecco cosa è uscito.
“La nostra carne è debole”, è il titolo della ricerca nel numero di settembre del Salvagente, rivista per consumatori specializzata, e sta ad indicare le pecche rilevate in tre diversi laboratori che producono hamburgher.
La rivista ha lanciato una classifica-sondaggio fatta direttamente dai lettori. Nel panel di prodotti che ha testato il Salvagente, è stata stilata la classifica del migliore e il peggiore hamburger secondo le esperienze dei consumatori.
Quello che è emerso dalla ricerca, sono diverse mancanze, in primis nello stato igienico (che in un caso ha superato i limiti di sicurezza), l’aggiunta di ingredienti per sopperire alla mancanza di qualità della materia prima, presenza di nitrati, eccesso di proteine non nobili. Ma la notizia buona c’è, ovvero l’assenza di tracce di antibiotici. Questi risultati sono relativi al test condotto dal Salvagente in tre diversi laboratori su 11 hamburger surgelati.
Nella classifica dei “vincitori” viene premiato il prodotto biologico Bio Alleva, seguito da Coop Origine, mentre tra quelli considerati “peggiori” ci sono quasi tutti i marchi di discount, eccezion fatta dalla marca famosissima Findus (che però è presente anche nella lista dei graditi, differenza di gusti dei consumatori?).
La rivista ha spiegato che le analisi effettuate presentano risultati variegati “accanto a prodotti di ottimo livello (Coop, Conad, Montana, Lidl e In’s) ce ne sono altri che mostrano qualche debolezza. A cominciare dalla percentuale di carne dichiarata in etichetta: si va da un minimo del 55% (Todis) a un massimo del 95% (Montana). Minore è la quantità di materia prima (di bovino adulto) maggiore è il ricorso all’aggiunta di ingredienti extra”.
Il nutrizionista e tecnologo alimentare Dario Vista ha spiegato che questi ingredienti “servono a dare volume commerciale attraverso l’uso di farine di soia e di pisello che contengono proteine vegetali – a questo tipo di hamburger”. Il parametro che indica la qualità della materia prima è il collagene, una proteina del tessuto connettivo (meno ricca di amminoacidi essenziali) e il suo rapporto con il totale delle proteine. Maggiore è il collagene e più alto è il rapporto con le proteine, meno nobile risulterà il nostro hamburger, spiegano gli esperti di Salvagente.
Un caso rilevato, infine, è quello del prodotto commercializzato da MD (Le specialità di Beppe), risultato in condizioni igieniche precarie per la concentrazione di Escherichia coli superiore al limite di legge di 500 Ufc/g (Unità formanti colonie per grammo di prodotto) sia nella nostra prima analisi che nelle successive di controllo. Il Salvagente ha informato MD, che ha inviato “le analisi condotte in autocontrollo dal fornitore prima della messa in vendita del prodotto dalle quali risulta un contenuto di E.coli ma non superiore alla soglia di legge”.
Il livello igienico riscontrato negli altri campioni è elevato, anche se in due casi (In’s e Todis) Salvagente ha riscontrato una presenza di E.coli ma molto al di sotto della soglia critica. Nella maggior parte dei campioni i nitrati sono assenti, e dove rilevati non sono preoccupatni, si va da un minimo di 12 mg/kg (Eurospin) a un massimo di 25 (Bio Alleva, il burger biologico di NaturaSì).
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