Correre, l’effetto collaterale a cui non crederai, i risultati sono sorprendenti

Correre è un’abitudine di milioni di persone, ma in pochi sanno che ha un “effetto collaterale” dai risultati davvero sorprendenti.

La corsa, anche conosciuta col termine internazionale “jogging”, è una delle attività più diffuse ed amate in assoluto.

Corsa fa bene al cervello
Correre (Canva)

Gli ultimi dati ufficiali prima dell’emergenza Covid, parlano di un 51% degli italiani che corre almeno una volta al mese.

Correre ringiovanisce il cervello, i dati sono chiari

I risultati del sondaggio dell’Istituto Piepoli realizzato per la Fidal aveva affermato che “La corsa è lo sport ‘diffuso’ per eccellenza”, con una media del 17% degli Italiani che fa podismo 2-3 volte alla settimana.

Alzheimer
Alzheimer (Canva)

La corsa è, assieme al camminare, un’attività che non richiede grandi organizzazione, e che soprattutto si può fare in qualunque momento. Scegliere il posto dove camminare o correre è l’unico elemento a cui pensare in anticipo, perché come sappiamo, non è possibile fare queste attività in tutti i luoghi.

Il Covid-19 ha cambiato un pò le abitudini degli Italiani, soprattutto nel 2020, quando lo scoppio della pandemia ha modificato alcune abitudini, e correre era tra le poche attività permesse nei circa 3 mesi di lockdown totale del nostro Paese. Ma se già eravate, o siete da poco, dei runners appassionati, sarà interessante sapere a cosa contribuisce la vostra corsa.

Secondo una ricerca pubblicata su Stem Cells e riportata dalla rivista Riza, la corsa non ha effetto solamente sul fisico e sulla nostra resistenza sia muscolare che polmonare, ma riduce in modo significativo il rischio di malattie vascolari cerebrali. I ricercatori dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma hanno dimostrato, per la prima volta, che la corsa sarebbe in grado di rallentare e addirittura bloccare il processo di invecchiamento cerebrale.

Stefano Farioli-Vecchioli, coordinatore dello studio, ha spiegato che nel cervello adulto un esercizio fisico aerobico costante, come la corsa, può non solo bloccare il processo d’invecchiamento, ma stimola anche una massiccia produzione di nuove cellule staminali nervose nell’ippocampo, aumentando cosi le prestazioni mnemoniche.

La ricerca ha un peso importante nell’ambito dello studio dei fenomeni degenerativi del sistema nervoso centrale, e per questo il prossimo passo sarà “verificare questi dati su malattie quali Alzheimer, Parkinson oppure su cavie con un pregresso evento ischemico che abbia provocato un’elevata mortalità neuronale: si potrà verificare se isolando e trapiantando le cellule staminali “iper-attivate” si possa raggiungere una adeguata rigenerazione delle zone del cervello danneggiate permettendo quindi ai soggetti di recuperare le facoltà perdute”.

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