Il déjà-vu è un fenomeno psichico presente in circa l’80% della popolazione normale, che consiste nell’erronea sensazione di aver già visto un’immagine o vissuto un avvenimento o una situazione. Quante volte sarà capitato? Ecco che succede veramente.
Questo argomento è stato spesso oggetto di studi, perché si tratta di un fenomeno effettivamente difficile da spiegare, ma oggi una nuova teoria arriva da un team dell’università scozzese di Sant’Andrews.
Il team, guidato da Akira O’Connor, ha spiegato che studiare il fenomeno non è semplice in quanto si tratta di un evento che si manifesta per pochi secondi. Per questo motivo i ricercatori hanno ricostruito in laboratorio questa sensazione, tramite 21 volontari ai quali è stato fatto ascoltare un elenco di parole che hanno un nesso tra loro (letto, cuscino, notte), eccetto la parola chiave che le univa tutte (sonno). Alla richiesta se avessero sentito una parola con la iniziale “S” e in seguito anche la parola “sonno”, i volontari hanno negato; salvo poi affermare che la parola chiave risultava in qualche modo familiare – riproducendo una specie di déjà vu.
Durante l’esperimento erano attive delle zone cerebrali legate ai processi di decisione, e non quelle coinvolte nella memoria, e questo è stato possibile comprenderlo attraverso una risonanza magnetica funzionale (RMF). I ricercatori hanno quindi concluso che le regioni frontali del nostro cervello stavano verificando i ricordi in memoria inviando un segnale proprio per effettuare un check, a causa di una sorta di divergenza tra quello che si è realmente vissuto e il ricordo invece presente.
Il fenomeno non a caso si manifesta con meno frequenza nelle persone anziane, la cui memoria è in calo. Ciò che invece ancora non risulta chiaro è perché alcune persone abbiano dei déjà vu, ed altre no; gli studiosi ipotizzano che il sistema di memorizzare i ricordi in alcuni sia più efficiente, che non commettono errori e il cervello non ritiene necessario effettuare un controllo.