Mentre siamo ancora nel pieno della lotta al Covid-19 nel mondo, in Italia si affaccia un’altra allerta. In Veneto si è registrato il decesso (il primo) di un 83enne che si trovava ricoverato all’ospedale di Piove di Sacco, colpito da una grave encefalite dovuta a West Nile, la febbre del Nilo.
L’Istituto Superiore per la Sanità ha diramato un bollettino specificando che “in Italia, dall’inizio di giugno al 12 luglio 2022, è stato segnalato un caso confermato di infezione da West Nile Virus (WNV) nell’uomo che si è manifestato nella forma neuro-invasiva in Veneto nella Provincia di Padova“.
Secondo l’ISS, nello stesso periodo non sono stati segnalati casi confermati di Usutu virus. Nel 2018 il virus del Nilo già aveva colpito il nostro Paese, con 365 casi confermati, di cui 19 decessi.
Febbre del Nilo, le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità
La febbre West Nile (West Nile Fever) è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.
Secondo l’ISS, i cosiddetti “serbatoi del virus” sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), e si trasmette all’uomo attraverso le punture. E’ stato confermato che il virus possa infettare anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.
Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette.
Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. I casi asintomatici sono la maggioranza, mentre tra quelli sintomatici il 20% circa presenta sintomi considerati leggeri, come febbre mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei.
La durata dei sintomi varia da pochi giorni a diverse settimane, e varia in base all’età della persona, che rappresenta un’aggravante per i rischi del virus. Se infatti nei bambini e giovani la sintomatologia più frequente è rappresentata dalla classica febbre, dolori muscolari e mal di testa, negli anziani il rischio è più grave – ma si presenta in media in 1 persona su 150.
Nei casi più gravi sugli anziani, il virus può causare “febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale“.
Al momento non esiste vaccino per la febbre del Nilo, se non prevenzione nei confronti delle punture di zanzare.