Roma è un museo a cielo aperto, la città denominata Caput Mundi per la sua impronta nella storia del mondo. Ad ogni angolo si trova qualcosa che narra un momento importante, e conoscerla tutta è praticamente impossibile. In pochi, infatti, sanno dell’esistenza di un luogo incredibile proprio sotto uno dei monumenti più famosi della capitale.
Secondo gli ultimi dati del 2019 la Capitale ha registrato oltre 46 milioni di presenze di turisti, con un incremento rispetto al 2018 pari al 2,4% rispettivamente. Dopo il fermo di quasi 2 anni, dovuto alla pandemia, il turismo a Roma sta riprendendo piede.
Ci troviamo nella celebre Fontana di Trevi, forse la più famosa di Roma, nota non solo per la sua bellezza, ma anche per la leggenda secondo cui se si vuole tornare in città, bisogna buttare una moneta proprio nelle sue acque. Secondo gli ultimi dati ufficiali, davanti la Fontana di Trevi si fermano circa 1.200 turisti ogni ora, per un totale di 450.000 persone al mese, ovvero 5.400.000 turisti all’anno.
La Città dell’Acqua sotto i piedi dei Romani
Se la Fontana è conosciuta in tutto il mondo, in pochi – compresi i romani – sanno che proprio a pochi passi dallo storico monumento si trova un’area archeologica, che si estende a oltre nove metri di profondità sotto il piano stradale. Durante le indagini della Soprintendenza Archeologica di Roma portate avanti tra il 1999 e il 2001, in occasione dei lavori di ristrutturazione dell’ex Cinema Trevi, è venuto alla luce un complesso edilizio di età imperiale che rappresenta una testimonianza del tessuto urbanistico dell’antica Roma.
Oggi è conosciuta come l’area archeologica sotterranea del Vicus Caprarius – La Città dell’Acqua, un luogo suggestivo visitabile su prenotazione, che si estende su una superficie di circa 350 mq, tra via di San Vincenzo e vicolo del Puttarello.
Il Vicus Caprarius è conosciuto come “Città dell’Acqua“, per il fatto che è proprio l’acqua l’elemento principe della zona. Come spiegato nella pagina ufficiale del sito “L’acqua che sgorga da Fontana di Trevi, monumentale mostra barocca dell’Acquedotto Vergine (di cui gli scavi hanno riportato in luce un imponente serbatoio di distribuzione, il castellum aquae) è l’acqua che, filtrando attraverso le antiche murature dell’area archeologica, continua ad alimentare le tubazioni in piombo e le vasche di una lussuosa residenza“.
Oltre alle strutture dell’Acquedotto Vergine e degli ambienti residenziali, nelle tre sezioni dell’antiquarium sono stati raccolti i reperti rinvenuti durante la campagna di scavo, tra cui spiccano, oltre i preziosi rivestimenti in marmi policromi, la celebre testa di Alessandro helios, e oltre 800 monete che testimoniano le diverse fasi di utilizzo e di vita delle strutture portate alla luce.