L’Etna, il più grande vulcano attivo in Europa, è in continuo fermento come evidenziano le continue immagini relative alle sue spettacolari eruzioni. Dal 2013 il Comitato UNESCO ha inserito l’Etna nell’elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell’umanità. Ora però il vulcano è sotto i riflettori per un’attività molto diversa, ecco cosa succederà fino al 9 luglio.
È partita dal 12 giugno e durerà quattro settimane, il progetto Arches Space-Analog Demonstration, un evento multi-agenzia e multi-robot portato avanti dal Centro aerospaziale tedesco Dlr e dall’Esa. Il progetto è straordinario, e vede le pendici dell’Etna come ambiente di test per la tecnologia robotica che andrà in missione sulla Luna.
Lo scopo di Arches Space-Analog Demonstration è di esplorare e simulare tutte le operazioni e le tecnologie necessarie per portare a termine una missione di ritorno di un campione sulla superficie lunare, grazie all’utilizzo del protagonista rover Interact. Il rover, un robot a quattro ruote che pesa 300 kg, è controllato dall’astronauta dell’Esa Thomas Reiter a 23 chilometri di distanza.
“Robot autonomi come questo sono considerati una tecnologia chiave per il futuro, e negli anni a venire saranno importanti per condurre ricerche in ambienti difficili e molto grandi, dalle profondità marine qui sulla Terra fino alle superfici della Luna e di Marte”, ha spiegato l’Esa. L’astronauta sta controllando il rover, posizionato a 2600 metri di altezza sulle pendici dell’Etna, da una sala di controllo che si trova a 23 chilometri di distanza, a Catania – la distanza simula la configurazione Luna-Gateway lunare che dovranno affrontare gli astronauti in futuro.
Non è la prima volta che l’Etna viene utilizzato dagli scienziati per studiare situazioni legate allo spazio. Ricordiamo infatti cinque anni fa, quando l’ente spaziale tedesco German Aerospace Centre aveva portato sul vulcano siciliano un piccolo rover a quattro ruote per testarne sensori e strumentazione in vista delle esplorazioni fuori dalla Terra.