Estate, tempo di vacanze per grandi e piccoli. Il momento più atteso dell’anno da tutti, e soprattutto meritato, può diventare in alcuni casi una preoccupazione, se si tratta di genitori. Arriva per tutti il momento in cui i figli chiedono di andare in vacanza da soli. Come comportarsi in questi casi? Ce lo spiega il professor Morelli, Psichiatra e Psicoterapeuta, fondatore del centro e della rivista Riza.
Le riviste delle edizioni Riza, in edicola e su web, rappresentano un importante punto di riferimento in ambito di benessere psico-fisico.
Riza nasce nel 1980, quando Raffaele Morelli, assieme ad altri medici e psicologi, fonda l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, un centro di ricerca e studio concepito per divulgare un approccio psicosomatico alla salute. Così l’Istituto Riza diventa il nucleo di una serie di iniziative, sviluppando il proprio percorso attraverso attività formative, informative e cliniche.
Su Riza Psicosomatica è apparso un approfondimento che può essere di grande aiuto in questo momento dell’anno in cui molti giovani affrontano la prima esperienza di vacanza da soli, senza la presenza dei genitori. Proprio questi ultimi vivono questo momento come un turbinio di emozioni contrastanti, dove il timore e i dubbi la fanno spesso da padrone.
Cosa fare per affrontare questo momento
“Questa prova costituisce una tappa fondamentale della loro evoluzione, ma è anche – comprensibilmente – un momento di piccole e grandi preoccupazioni per mamme e papà“, spiega il team di Riza. Le domande più frequenti riguardano la attività basilari come mangiare o dormire, ma anche la paura che il figlio incorra in pericoli o problemi nei quali se la dovrà cavare da solo.
“Tutte queste preoccupazioni riguardano loro…o noi? Nei confronti delle esperienze importanti dei figli, in particolare quelle che simboleggiano il passaggio da una fase della vita ad un’altra, i genitori vivono spesso sentimenti ambivalenti“, spiegano a Riza, specificando che è perfettamente comprensibile, visto che “il coinvolgimento affettivo è troppo grande per riuscire ad essere davvero imparziali”.
La grande prova, invece, sta nel vederli davvero grandi, uscendo dalla famosa frase “Per me tu sarai sempre il mio bambino“. Cosa fare dunque? “L’unica strada percorribile consiste nell’accogliere queste emozioni ambivalenti così come ci appaiono e provare a non forzarle ma nemmeno a farsi “comandare” da loro. Un atteggiamento cedevole nei confronti di quel che proviamo è il solo capace di farci agire davvero per il bene dei figli, quali che siano le nostre decisioni“.
I consigli del team di Morelli riguardano dei punti precisi, come il budget e la gestione delle spese (da concordare, dando fiducia specificando di gestire i soldi e di essere comunque a disposizione per ogni emergenza); parlare dei rischi, anche e soprattutto di malattie sessualmente trasmissibili, con raccomandazione per l’uso del preservativo (è un argomento delicato, ma apre a un confronto necessario ad una certa età). “Le “prediche” riguardo ai pericoli relativi all’uso di alcool o delle droghe purtroppo lasciano spesso il tempo che trovano”, perché secondo gli esperti, è importante conoscere i rischi, ma allo stesso tempo, insistendo su questi argomenti, il giovane può vedere “una mancanza di fiducia e ottenere l’effetto opposto“.