Rischio tsunami nel Mediterraneo, i campanelli d’allarme da non sottovalutare

E’ uno dei fenomeni della natura più grandi e terrificanti. Parliamo del maremoto, anche conosciuto come tsunami – il termine giapponese che significa “onda nel porto” diffuso soprattutto dopo il catastrofico evento del 2004 nell’Oceano Indiano. Ma quali sono i segnali che precedono uno tsunami?

Dei cinque tsunami avvenuti negli ultimi cento anni, quattro sono avvenuti lungo l’anello di fuoco del Pacifico (in Cile, in Giappone e in Alaska).

Unica eccezione è stato lo tsunami di Sumatra del 2004, che ha invece colpito l’Oceano Indiano, e che tutti ricordiamo per la sua ferocia distruttiva.

Tsunami
Tsunami (foto web)

Come spiega l’Istituto di Geofisica, circa l’80% degli tsunami è generata da forti terremoti sottomarini, e in misura minore da eruzioni vulcaniche e da frane. Le zone del mondo a maggior rischio tsunami, sono quelle con movimenti geologici più intensi – es. ai margini delle placche tettoniche, dove sono frequenti sia i terremoti che le eruzioni vulcaniche.

Il primo segnale dell’arrivo di uno Tsunami è il risucchio dell’acqua verso il largo o il lento innalzamento del livello dell’acqua, che continua per 10-15 minuti. In oceano aperto ad esempio, la velocità delle onde anomale varia tra i 500 e i 1000 km/h; se pensiamo che la velocità di un’onda normale sta intorno ai 90 km/h, questo ci fa capire la spinta che hanno queste onde anomale, e la loro forza catastrofica.

Ma qual è il rischio reale nel Mediterraneo? Gli tsunami nell’area orientale del Mediterraneo, avvengono soprattutto come conseguenza di terremoti generati dallo scorrimento della placca africana sotto quella euroasiatica.

Il rischio per il Mediterraneo

Benché in misura minore rispetto a Pacifico e Oceano Indiano, si stima che il 10% dei maremoti mondiali avvenga nel Mediterraneo, ma con carattere distruttivo una volta ogni cento anni.

I ricercatori hanno introdotto dati su terremoti sottomarini e superficiali di magnitudo 7 al largo della costa della Sicilia o a sud di Creta. In entrambi i casi, uno tsunami allagherebbe le aree costiere fino a 5 m sul livello del mare.

Tsunami Mediterraneo
Tsunami Mediterraneo (foto web)

Le coste interessate sono densamente popolate (vi abitano circa 130 milioni di persone) e facilmente raggiungibili: il muro d’acqua dovrebbe coprire una breve distanza, prima di arrivare alla costa. La situazione più grave si registrerebbe a Creta, dove 3,5 km quadrati di terra finirebbero sott’acqua.

La protezione Civile di Palermo ha pubblicato un vademecum per riconoscere i segnali, e le indicazioni da seguire. Se si è in spiaggia, o comunque in zona costiera, fare attenzione anzitutto ai segnali di un terremoto, e ad un improvviso o insolito ritiro del mare; i segni preoccupanti sono un rapido innalzamento del livello del mare o grande onda estesa su tutto l’orizzonte. Attenzione se sentite un rumore cupo e crescente che proviene dal mare, come quello di un treno o di un aereo a bassa quota.

In caso di allarme, cercare di raggiungere l’area vicina più elevata (per esempio una collina o i piani alti di un edificio), evitando di usare l’automobile che potrebbe diventare una trappola.

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