Il mondo e la storia sono pieni di storie che restano nel nostro immaginario e che resistono ai racconti ufficiali e non. Molte di queste storie hanno un lato oscuro che ancora suggestiona chi ha la possibilità di riviverle, magari recandosi nei luoghi protagonisti di queste vicissitudini. Uno di questi luoghi ha come protagonista un nome…da brividi.
E’ uno dei personaggi vissuti molti anni fa, che ancora a nominarlo provoca suggestione. Viveva in un posto oggi visitato da milioni di persone.
Parliamo del castello di Bran, e se non vi dice niente questo nome, leggendo la storia sicuramente ne riconoscerete in protagonista.
L’ambiente è cupo, dai caratteri gotici che contribuiscono a costruire l’atmosfera che accoglie chiunque visiti questo luogo. Il castello di Bran si trova nella cittadina omonima vicino la città di Brasov, in Transilvania.
Transilvania…castello…ebbene sì, parliamo del conte Dracula. Personaggio entrato nella storia, è stato il protagonista del famoso romanzo dello scrittore irlandese Bram Stoker, che nel 1897 scrisse la storia ispirata al principe di Valacchia Vlad III.
Il castello di Dracula, costruito nel ‘300 da Ludovico I D’Angiò come posto di guardia, oggi ospita un museo di arte medievale, ma le persone lo visitano per tornare indietro nel tempo, girando per la corte, camminare lungo le balaustre, ma soprattutto entrare nelle stanze del mistero.
Le stanze del castello sono quasi 60, tra le quali spiccano quelle delle torture – dove sono conservati 52 strumenti per le punizioni fisiche – e che riportano alla terribile figura di Vlad l’Impalatore, l’ispiratore di Dracula, che fu uno dei sovrani medievali più raccapriccianti, come raccapriccianti erano i suoi metodi di punizione dei nemici.
Le terribili torture di Dracula, il “Diavolo”
Il termine Dracula viene dal rumeno “Dracul”, che significa Diavolo, dato le crudeli e spettacolari pene a cui erano sottoposti i suoi nemici. Vlad usava diversi metodi di tortura, ma l’impalamento era il più usato, non risparmiando nessuna categoria, nemmeno donne o bambini.
In una lettera all’alleato ungherese Mattia Corvino, Vlad scrisse: “Abbiamo ucciso 23.884 turchi, non contando quelli bruciati vivi nelle loro case o quelli cui fu tagliata la testa dai nostri ufficiali“. Vlad III infatti governò la Valacchia e spese la sua vita a combattere i turchi, usando diversi metodi di tortura.
L’impalamento poteva essere di due tipi, con un palo acuminato conficcato nell’addome, o con un palo in legno, oliato ed infilato nel retto del condannato; quest’ultimo era una lenta agonia, perché il condannato moriva molte ore dopo per effetto del peso del corpo che piano piano entrava nelle membra.
Ma il macabro non aveva fine. Nel 1459 si narra che Vlad invitò a pranzo alcuni mercanti nella città di Brașov, che a suo dire gli avevano mancato di rispetto. Alla fine del banchetto, fece sventrare un primo mercante, ed ordinò al secondo di mangiare le pietanze direttamente dalle budella del primo. L’ultimo “invitato” fu bollito vivo e dato in pasto ai cani.