“Gobba, protuberanza, spec. per indicare enfiatura o prominenza in parti del corpo che non siano la schiena o il petto“. Il dizionario definisce la gobba, la caratteristica fisica che hanno alcune persone, alla quale sono legate storie e credenze. Ma c’è un gesto quotidiano che può causare la comparsa della gobba.
Proprio in questi giorni si sta festeggiando il ventesimo anniversario dello splendido spettacolo teatrale “Notre Dame de Paris”. Il gobbo di Notre Dame è entrato nell’immaginario collettivo mondiale.
E’ diventato addirittura un cartone animato, ed un musical amato in tutto il mondo. La storia di Quasimodo, il campanaro della cattedrale di Notre Dame, non è la storia di un uomo deforme, ma un inno alla diversità.
La gobba, come deformazione della colonna vertebrale, in passato si poteva formare facilmente a causa della malnutrizione che alterava la crescita delle ossa (come nel caso di Giacomo Leopardi); in alcuni casi poteva essere congenita, o da genitori consanguinei. La causa più probabile era la tubercolosi extra polmonare a localizzazione ossea.
La figura del gobbo, per la sua immagine deforme, si pensava quindi fosse legata a qualche strano fenomeno paranormale, e quindi emarginata dalla società (come Quasimodo). Da lì le credenze popolari si sono tramandate, soprattutto quella che toccare la gobba porti fortuna.
Nell’antica Grecia, si credeva che la gobba (Kartos) di un uomo, contenesse oggetti preziosi, e per questo toccarla era un augurio di fortuna e abbondanza. A Napoli il gobbo diventa “O scartellato” – derivante da “avere lo scartello”, la gobba – un personaggio che allontana dal malocchio.
Nell’epoca moderna, i tifosi della squadra di calcio della Juventus vengono chiamati “Gobbi”, ma sulla ragione le versioni sono diverse; dalla fortuna che secondo gli avversari contorna questa squadra vincente, al fatto che l’appellativo di “Vecchia Signora” riporti all’immagine di una vecchietta con la gobba. La versione più nota è però quella della casacca indossata dalla Juve nel 1956/1957, che per la sua forma a camicetta formava una specie di gobba sulla nuca.
Ma oggi, per quanto la medicina abbia fatto passi da gigante, il rischio maggiore di avere la gobba si trova nelle nostre abitudini quotidiane. A dirlo sono gli specialisti che si occupano di diagnosticare e curare questo difetto, che consigliano di fare attenzione anzitutto alla postura.
Il problema maggiore deriva dalla cattiva posizione del collo e della testa che assumiamo guardando cellulari, pc o tablet. Questi dispositivi, utilizzati già dai giovanissimi, possono rappresentare un rischio per la postura. Il consiglio è di fare attenzione al lungo utilizzo, e comunque di fare sempre attività fisica e gli esercizi giusti all’insorgere dei primi problemi.