Sono davvero tantissime le domande che si fanno le future mamme riguardo i comportamenti durante la loro gravidanza, e le conseguenze che ci possono essere per i loro bimbi. Tra i dubbi più frequenti ci sono quelli legati ai suoni, dal parlare al pancione fino all’ascolto di un determinato tipo di musica. Ma il suono può essere un pericolo da non sottovalutare. Vediamo in quali casi.
La gravidanza rappresenta un momento importante per ogni donna, che a volte si trova avvolta da dubbi rispetto alle abitudini da adottare in questo delicato momento.
Le domande più frequenti riguardano l’alimentazione, le attività consentite, ed anche l’esposizione ai rumori. Vediamo cosa ha rivelato uno studio americano su questi ultimi.
Uno studio della rivista americana di medicina PubMed, dal titolo Impact of noise and air pollution on pregnancy outcomes (effetti dell’inquinamento dell’aria e acustico in gravidanza), ha fornito importanti consigli per le future mamme.
In fatto di suoni, il feto può distinguere i primi stimoli sonori già dalla 25ma settimana, mentre a 30 settimane sente tutti i rumori materni di fondo – come spiega la rivista pediatrica NeoRewievs. Se è vero che dalle 28 settimane si può iniziare a parlare al bambino, è altrettanto importante fare attenzione ai rumori a cui si espone la futura mamma.
Secondo gli studi, a partire dalle 26-28 settimane un rumore brusco o troppo intenso può provocare un aumento dei battiti cardiaci e dei movimenti fetali. Sulla mamma di conseguenza avrà un effetto di spossatezza. Una esposizione a suoni troppo rumorosi, può addirittura aumentare del 13% la possibilità di una nascita prematura.
Il consigli è quindi per le future mamme di fare attenzione ai rumori, e come limite massimo sono indicati gli 85 decibel. Al di sopra, i rischi anche di danno all’udito sono molto alti. In aiuto viene anche la normativa UE del 2005 che invita i datori di lavoro a valutare e fare attenzione all’impatto del rumore sulle lavoratrici in gravidanza.