Tiziano Ferro si racconta nel profondo passando dall’alcolismo ai pensieri suicidi, dei quali va a raccontare: “Voler morire sempre più spesso”.
Tiziano Ferro è il simbolo della musica italiana nel mondo. Possiamo infatti affermare con certezza che è stato uno dei primi artisti moderni a riuscire a superare il confine della penisola per affacciarsi al mondo estero. Un vero e proprio one man show che ha firmato le più grandi hit italiane, grazie ad una innata bravura ed una professionalità d’altri tempi.
Melodie potenti e che negli ultimi venti anni hanno portato ad un successo praticamente assicurato. Naturalmente non sono mancati gli alti e bassi, con Tiziano che ha suscitato sempre delle emozioni intense in chiunque lo abbia ascoltato. Nonostante le difficoltà ecco che ha avuto il merito di non abbattersi mai, anzi, ha sempre sorriso di fronte a chiunque incontrasse.
La vita però non va sempre come si vuole, ed ecco che nel passato sono state diverse le difficoltà per Tiziano, come ammesso ai microfoni de Corriere della Sera. “Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più. L’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti”: così è partito raccontando quello che per lui è stato un vero e proprio dramma.
Una delle motivazioni risiede sicuramente nel suo coming out che lo ha messo in grande difficoltà, considerando soprattutto che oltre 10 anni fa non c’era la stessa posizione rispetto agli omosessuali. Arrivato poi anche il momento in cui ha pensato alla morte.
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“Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso”: ha continuato Tiziano Ferro.
“Alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore”: queste le parole dello stesso Ferro che non ha quindi avuto problema a render note le sue debolezze: “Non sono mai stato il primo della classe, ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido, i ragazzi mi chiamavano ciccione. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e anche umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato”.
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