Parla Massimo Bossetti, unico condannato per la morte della giovane Yara Gambirasio nel 2010. L’uomo, in carcere, continua a proclamare la sua innocenza
La scomparsa e il successivo ritrovamento della povera Yara Gambirasio, di soli 13 anni, ha sconvolto il Paese.
E’ il 26 novembre del 2010 quando la giovanissima di Brembate di Sopra, dopo aver finito gli allenamenti di ginnastica ritmica, scompare nel nulla.
Il ritrovamento del suo corpo senza vita avviene per caso solo tre mesi dopo, da parte di un aeromodellista in un campo di Chignolo d’Isola.
Per la sua morte, dopo alcune false piste, viene arrestato nel 2014 Massimo Bossetti, un muratore senza precedenti di Mapello. Il suo Dna è sovrapponibile a quello denominato “Ignoto 1” trovato sull’intimo della ragazzina bergamasca.
La difesa dell’uomo contesta la mancanza della presenza del Dna mitocondriale e l’accusato parla di un trasferimento accidentale per mezzo di alcuni attrezzi da lavoro che gli sono stati rubati.
A febbraio 2015 la Procura chiude le indagini, e la fase processuale ha inizio. Il 1° luglio 2016 la Corte d’Assise di Bergamo lo giudica colpevole, condannandolo al carcere a vita. I due successivi gradi di giudizio confermano l’ergastolo per Bossetti, che da allora sconta la sua pena prima nell’istituto penitenziario di Bergamo e dal 2019 nel carcere di Bollate.
Ora l’uomo, che si è sempre dichiarato innocente e ingiustamente incarcerato, fa sentire di nuovo la sua voce.
Il 3 giugno di quest’anno, la Corte d’Assise bergamasca ha rigettato tutte le istanze presentate dai legali del muratore, che chiedevano di poter riesaminare i reperti delle indagini al fine di una revisione del processo.
Amaro e sconsolato il commento di uno degli avvocati, Claudio Salvagni: “Ho incontrato Massimo Bossetti in carcere pochi giorni fa, trovandolo molto ma molto provato. E comunque Massimo mi ha detto ‘sono disperato, non so più che cosa devo fare’, ma voi andate avanti per me”.
Ha inoltre aggiunto che non si arrendono e che come team legale hanno già presentato un altro ricorso in Cassazione.
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Bossetti ha inoltre aggiunto, a quanto riferito che “Lo faccio per me, per i miei figli e perché so che Yara non ha avuto giustizia”.
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