Caso Maradona, proseguono le indagini. Ancora poco chiare le cause della morte del calciatore e allenatore argentino.
La morte di Diego Armando Maradona, che risale al 25 novembre scorso, ha scosso tutto il mondo calcistico e sportivo. A mesi di distanza non emergono ancora dei fatti certi che supporterebbero il corso degli eventi che hanno travolto il calciatore e allenatore argentino.
Dopo interrogatori e dichiarazioni, i risultati sembrano non coincidere alla perfezione ma, al contrario, sembrano più incastrati tra di loro in modo approssimativo. Sull’ultimo giorno di vita di Maradona c’è da fare ancora parecchia chiarezza.
Rodolfo Baquè, avvocato difensore dell’infermiera Dahiana Madrid, ha dichiarato ai media che Diego sarebbe stato ucciso. L’udienza in tribunale ha cercato di far emergere le circostanze che hanno contribuito o causato totalmente la morte dell’argentino.
Maradona è morto a poco più di 60 anni, per un fatale arresto cardiaco dopo un delicato intervento al cervello per rimuovere un coagulo di sangue. La vicenda è accaduta a poche settimane di distanza dall’intervento, Maradona lascia i suoi famigliari nella casa presa in affitto a Tigre, poco lontano da Buenos Aires.
A tal proposito Baquè ha dichiarato che a Diego fossero stati somministrati psicofarmaci, che hanno contribuito all’acceleramento del polso. Seppur lo stesso Maradona era in cura per una malattia cardiaca, l’avvocato sostiene che sia stata l’irresponsabilità da parte dei medici a causare il suo decesso.
Continua dicendo: “C’erano molti segnali sul fatto che Maradona sarebbe morto durante la notte. E nessuno dei medici ha fatto qualcosa per impedirlo”.
Insieme ai medici indagati per la morte di Maradona c’è anche l’infermiera Dahiana Madrid. La donna, di 36 anni, è stata interrogata mercoledì dalla procura di San Isidro nell’ambito dell’inchiesta che dovrà far luce sulla morte di Maradona.
Stando a quello che è emerso dalle indagini, a quanto sostenuto dalla procura, si è arrivati alla conclusione che Maradona non avrebbe ricevuto la giusta assistenza medica e infermieristica, nonostante le sue condizioni di salute precarie.
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A concludere ogni forma di diffamazione nei confronti della sua cliente è stato l’avvocato Baquè, che a poche ore dalla dichiarazione da parte della procura, ha detto: “Quello che Dahiana Madrid ha fatto è rispettare le indicazioni dei medici curanti”.
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