Arrivata la decisione della Corte d’Assise per l’omicidio di Desiree Mariottini, la 16enne romana trovata morta a Roma nel 2018.
La sua morte ha sconvolto un intero Paese, rimasto sbigottito davanti a tanta violenza e crudeltà nei confronti di una ragazza così giovane.
E’ il 17 ottobre 2018 quando i familiari di Desiree Mariottini sentono per l’ultima volta la ragazza: “Ho perso l’autobus, resto a Roma da un’amica”, questo dice al telefono alla nonna.
La chiamata arriva da un’utenza privata e i parenti si allarmano immediatamente. Desiree ha infatti problemi di droga e da agosto dello stesso anno è in cura presso il Sert, il servizio sanitario per le tossicodipendenze.
Purtroppo il loro timori sono destinati a trovare un riscontro tragico, nella notte tra il 18 e il 19 di ottobre il suo corpo senza vita viene rinvenuto all’interno di uno stabile abbandonato in Via dei Lucani, quartiere San Lorenzo a Roma.
Secondo i primi risultati autoptici, la minorenne è stata aggredita, stuprata e infine lasciata a morire per un’insufficienza cardiorespiratoria causata da un mix letale di droga.
Gli investigatori si mettono subito al lavoro e pochi giorni dopo fermano degli extracomunitari, ritenuti tra i responsabili della tragedia.
Ieri è arrivata finalmente la sentenza della Corte d’Assise per i quattro imputati, con condanne pesantissime. Presente in aula anche la madre della vittima, Barbara Mariottini.
I giudici si sono pronunciati in merito al brutale omicidio dell’adolescente di Cisterna di Latina, 50 chilometri da Roma.
La III Corte d’Assise di Roma, dopo più di 9 ore di camera di consiglio, ha condannato Yussef Salia e Mamadou Gara al carcere a vita e a 27 anni e 24 anni e 6 mesi rispettivamente Alinno China e Brian Minthe.
Quest’ultimo, inizialmente, sembrava dover essere però liberato, in quanto i giudici ne avevano disposto la scarcerazione per l’accusa di droga. Poche ore dopo gli è stata notificata la nuova ordinanza cautelare per la morte di Desiree, facendolo rimanere in carcere.
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Profonda amarezza da parte della madre Barbara: “Mi attendevo quattro ergastoli, non sono soddisfatta di questa sentenza. Non ho avuto giustizia”.
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