E’ arrivata la sentenza della Corte d’Assise per l’omicidio a colpi di pistola di un imprenditore. Gli imputati ritenuti tutti colpevoli
Infine è arrivata la condanna per i tre uomini indagati dell’omicidio del professionista avvenuto due anni fa.
L’omicidio risale al 2019, quando il sessantatrenne venne raggiunto da numerosi colpi di pistola, fatti esplodere da distanza ravvicinata. Il rinvenimento avvenne in un garage di un paese del nord Italia.
L’uomo stava rientrando a casa e nel momento di parcheggiare la sia Mercedes, venne freddato dai killer.
Ad avvisare le forze dell’ordine fu ai tempi un condomino del palazzo, sceso nel seminterrato per prendere la sua vettura.
I carabinieri di zona arrivarono nel giro di pochi minuti, ma per l’uomo non ci fu nulla da fare, era morto praticamente sul colpo.
I militari iniziarono un’approfondita indagine, scandagliando il passato, pressochè immacolato, della vittima e interrogando la sua cerchia di conoscenti. Alla fine risalirono all’identità degli esecutori, ora condannati a una pena pesantissima.
Ergastolo per gli assassini dell’imprenditore ammazzato a colpi di pistola
La Corte d’Assise ha deciso di punire i tre responsabili con la pena massima: il carcere a vita.
L’assassinio di Donato Carbone avvenne nell’ottobre del 2019 a Cernusco sul Naviglio, paese dell’hinterland milanese.
Gli aggressori vennero presto individuati nelle persone di Leonardo La Grassa, Giuseppe Del Bravo e Edoardo Sabbatino.
Da quanto ricostruito dai militari dell’Arma, il mandante dell’esecuzione fu La Grassa, mentre l’esecutore materiale fu il Sabbatino. Il terzo è invece ritenuto complice dei due.
Gli investigatori arrivarono a loro dopo aver controllato e scandagliato con attenzione le telecamere di sorveglianza della zona e il vestiario indossato da uno dei tre.
Quest’ultimi già pregiudicati con pene lunghe: il La Grassa aveva già scontato 22 anni di carcere per traffico di droga, Sabbatino 15.
Il secondo esplose inizialmente tre colpi all’indirizzo del Donato, poi, inceppatasi l’arma, estrasse la seconda di scorta e continuò la carneficina.
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La decisione della Corte accontenta pienamente la richiesta della pm Maura Ripamonti, che per tutti e tre aveva richiesto, appunto, l’ergastolo.