I genitori di Seid Visin, il calciatore etiope che si è suicidato nei giorni scorsi, hanno dichiarato che la tragedia non deriva da episodi di razzismo
Quella di Seid Visin è una storia fatta di dolore e sofferenza. Il suicidio è un atto estremo e per coloro che restano, alla tristezza si aggiunge la rabbia per non aver capito cosa stesse succedendo a una persona alla quale si voleva bene.
Il suicidio del calciatore 20enne non è da collegare a episodi di razzismo. Durante un’intervista andata in onda su Telenuova, emittente della zona di Nocera Inferiore in provincia di Salerno, il padre Walter ha raccontato che Seid lottava contro ogni tipo di discriminazione razziale, era una persona altruista sempre pronta ad aiutare gli altri.
Anche la madre, la signora Maddalena, ha sottolineato la voglia di aiutare sempre il prossimo da parte del figlio. Infatti il ragazzo avevo deciso di iscriversi a Giurisprudenza per conoscere tutti i segreti della legge. La donna, che insieme al marito aveva adottato Seid Visin, ha raccontato di quanto il bambino fosse felice fin dai primi giorni che era andato a vivere con loro.
LA LETTERA CONTRO LE DISCRIMINAZIONI SCRITTA DAL RAGAZZO SI RIFERIVA AD UNA SITUAZIONE VISSUTA ANNI PRIMA, NON COLLEGABILE AL TRAGICO GESTO
Il padre e la madre nell’intervista rilasciata escludono con fermezza ogni correlazione tra il gesto e la pista razzista, arrivando anche a parlare di strumentalizzazione delle parole del giovane che si era trasferito dall’Etiopia in Italia all’età di 7 anni.
“Quando ha iniziato a crescere gli è tornato addosso tutto il passato, ha iniziato a essere più riflessivo, ha iniziato a vivere un disagio. Si è attivato, era un paladino della giustizia, infatti si è iscritto a giurisprudenza nonostante io cercassi di indirizzarlo altrove. Lui credeva nella giustizia”. queste le dichiarazioni di mamma Maddalena.
Seid studiava a Milano, iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, durante il primo lockdown dello scorso anno aveva vissuto in isolamento, chiuso nella sua stanza dello studentato dove abitava.
“Il razzismo non è la motivazione. Mio figlio aveva cancellato l’Etiopia, era felice qui. Era paladino della giustizia, lottava per i diritti di tutti. Poi ad un certo punto, complice l’isolamento dovuto al Covid, il passato è tornato e lo ha completamente stravolto. Era ossessionato dal suo passato e non è riuscito più a gestirlo”, Walter Visin, il padre, ha così ribadito la sua posizione.
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La comunità di Nocera è convinta che il razzismo non abbia determinato il gesto di Seid Visin ma nello stesso tempo pensa che il passato vissuto dal giovane abbia avuto un peso nel drammatico epilogo della sua storia.
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