Un giovane medico fiscale di colore, vittima di pesanti minacce razziste, è stato aggredito nella cittadina veneziana di Chioggia.
Un medico fiscale di 30 anni, originario del Camerun, è stato vittima di una pesante aggressione durante il suo turno di lavoro lo scorso mercoledì. Come da prassi stava controllando se il dipendente di un’azienda, che si era dichiarato malato, fosse in casa ma le cose non sono andate proprio come pensava.
Il lavoratore, infatti, non si trovava nella sua abitazione e l’uomo lo ha atteso per diverso tempo. Chiamato da un familiare, e rientrato a casa in ciabatte e tenuta da mare, alla vista del medico fiscale l’uomo lo ha subito aggredito.
Per prima cosa l’uomo ha rinchiuso il medico nel cortile del suo condominio, bloccando la porta con una sedia. Poi gli ha intimato di scrivere sul rapporto che lo aveva trovato regolarmente nella sua abitazione altrimenti gli avrebbe “tagliato la testa“.
L’uomo ha insultato il medico con frasi razziste e ha poi distrutto il suo tablet scagliandolo contro un muro. Il tutto è accaduto sotto gli occhi dei condomini che non hanno mosso un dito in aiuto del medico camerunense.
Il medico fiscale, impaurito, chiede il trasferimento
Il giovane medico, scaltramente, ha chiesto il documento dell’uomo fingendo di voler fare ciò che chiedeva. Quando il lavoratore, però, si è accorto di essere preso in giro gli ha preso il cellulare, mettendoselo in tasca e chiedendogli l’indirizzo di casa per minacciare la sua famiglia.
Il medico è riuscito a scappare ma il lavoratore lo ha inseguito con il motorino e gli ha anche rotto la maniglia dell’auto. Gli ha poi detto che non può venire in Italia e fare ciò che gli pare.
Ovviamente il medico ha denunciato l’uomo ma ha anche chiesto il trasferimento. Non vuole lavorare in quelle condizioni e poi teme per l’incolumità della sua famiglia: la moglie italiana e la bimba di 2 anni.
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Il medico, riferendosi a sua figlia, ha dichiarato: “Non sopporto l’idea che cresca in una società dove ci sono individui che usano il colore della pelle per insultare”.